Capitalismo e ricerca

LA TECNOLOGIA E IL CAPITALISMO: UN MATRIMONIO LONGEVO.

Nell’ ultimo secolo abbiamo assistito ad un crescente e massiccio sviluppo del settore scientifico e tecnologico (basti pensare che dall’invenzione della lampadina (1880) sono passati soltanto 132 anni, poca cosa rispetto alla storia dell’umanità); in questo secolo sia la società che l’assetto politico ed economico globale hanno preso una direzione ben precisa: dalla seconda rivoluzione industriale, sotto la spinta della classe borghese, industriale e mercantile in ascesa, si sono formati e sviluppati tutti quei settori scientifici e di ricerca atti a massimizzare i profitti di questa specifica porzione della società (tecnologie per l’estrazione delle materie prime e minerarie, per la trasformazione e la produzione di beni di qualsiasi tipo, invenzione dei materiali plastici, del motore a scoppio etc…)

E’ palese che il sistema capitalista odierno mai sarebbe potuto esistere senza l’incredibile sviluppo tecnologico del secolo scorso: ha fornito gli strumenti adatti all’abbassamento dei costi di produzione, subordinando e parcellizzando sempre di più il lavoro umano all’impersonalità asettica della macchina. (vedi il sistema di produzione in serie fordista).

Tutto questo senza dimenticare come la guerra sia uno dei terreni più fertili in cui la ricerca scientifica subisce la spinta più grande: l’industria bellica della prima metà del ‘900 (ma anche dopo) si configurerà oltre che come una perfetta macchina sforna-quattrini-sfrutta-operai, anche come la fucina di invenzioni e scoperte tecnologiche “grazie” alle quali oggi possiamo disporre di tutto ciò di cui quotidianamente ci serviamo per vivere (internet, il telefono cellulare, le tecnologie wireless, i trasporti via aerea etc. sono solo riadattamento in chiave civile di tecnologie sviluppate a scopi bellici dagli anni 30 in poi)

Inoltre questo settore è l’unico che non subisce le crisi economiche grazie al proprio ruolo di riciclo del capitale e creazione di nuovi mercati laddove quelli già esistenti siano saturi (è innegabile il ruolo economico della ricostruzione dopo una qualsiasi guerra).

Considerando poi che le crisi del capitalismo, come la stessa storia ci dimostra, sono strutturali nel suo meccanismo di riproduzione e accumulazione del capitale, la guerra e l’imperialismo economico più in generale sono spesso l’unica risorsa da cui attingere forza lavoro e risorse naturali a basso costo.

Se da un lato la ricerca scientifica e tecnologica finalizzata allo sviluppo di tecnologie che abbassano i costi di produzione dei beni di consumo si configura come la fucina dei processi di accumulazione capitalista, dall’altro la filosofia positivista (da Comte in poi), ormai accettata ed interiorizzata dalle società moderne, ha fornito le basi teoriche secondo cui la tecnologia, il progresso e l’innovazione hanno un valore di per sé positivo nell’evoluzione umana, al di là degli interessi che ci stanno dietro.

Rivendichiamo la Scienza, quella con la S maiuscola, quella che permette l’emancipazione dell’uomo dal baratro dell’ignoranza e che permette di dotarsi degli strumenti teorici e tecnici per rispondere alla domanda che attanaglia l’uomo dai primordi della storia: come è fatto il mondo che ci circonda e perchè è fatto così.

Rivendichiamo poi un ruolo sociale della Scienza, che permette, mediante l’ingegno umano di dotare TUTTA la società (e non solo chi può permetterselo) di strumenti atti alla sua emancipazione e al miglioramento della qualità della vita , non al suo controllo e sfruttamento.

LA SCIENZA E LA RICERCA OGGI.

Di conseguenza a quanto detto, proprio perchè studenti e futuri lavoratori, è necessario criticare in prima persona e radicalmente il ruolo e il modo in cui viene gestita la ricerca attualmente: non è sufficiente pretendere fondi maggiori per essa, sapendo che le scelte di investimento sono basate unicamente su logiche di profitto, nascondendosi dietro il paravento ideologico dell’innovazione e del progresso tecnologico.

Infatti analizzando i contesti attuali è palese, ancor di più oggi che i privati entrano maggiormente negli organi politici e decisionali del mondo accademico, ormai concepito come una vera e propria azienda, che dietro il finanziamento della maggior parte delle ricerche si cela un semplice obiettivo: sfruttare chi fa ricerca teorico-pratica per trarne profitto (vedi Novartis a Siena, Menarini e European Space Agency a Firenze, Fiat e Alenia Aerospazio a Torino etc.), scegliendo di finanziare alcuni specifici settori di ricerca scientifica, escludendo spesso la ricerca di base dai finanziamenti in quanto fonte di profitto sicuramente meno redditizia rispetto alla ricerca applicata. (quanto sarebbe utile scoprirne di più sul funzionanmento del decorso delle malattie tumorali, per poter sviluppare cure sempre meno invasive e dispendiose per i pazienti per questa terribile malattia?) Sicuramente non pensiamo che la ricerca applicata sia la fonte di tutti i mali o che non vada perseguita; l’unico problema è che questa viene indirizzata e mirata verso l’interesse privato e non verso quello collettivo. Questo sistema è messo a regime dallo strumento dei brevetti, che rende indisponibile i frutti delle ricerche scientifiche alla collettività e alla comunità scientifica, assicurando profitto quasi eterno a chi ha finanziato quella stessa ricerca.

Ma facciamo alcuni esempi:

  • Green Economy: Questa branca della produzione è da sempre un appiglio per chi pensa che possa esistere un “capitalismo verde dal volto umano”. La realtà è molto diversa. Quando si parla di green economy si pensa generalmente ai pannelli fotovoltaici, all’energia eolica, ai combustibili puliti passando per la raccolta differenziata, dimenticandosi però dei rapporti di produzione tipici di questo sistema economico. Sarebbe più giusto parlare di “Green Exploitation”, sfruttamento verde. Uno sfruttamento che riguarda sia i lavoratori addetti a questo tipo di produzioni, sia delle materie prime necessarie (un esempio su tutti, il litio, minerale essenziale per le batterie delle macchine elettriche e per la costruzioni dei pannelli solari, di cui il Sud America è ricco). Ma le contraddizioni non finisco certo qui. Essendo la green economy una nicchia di mercato come un’altra, succede che per sfruttarne il potenziale per trarne profitto, non si guardi in faccia niente e nessuno. Un esempio lampante è quello dell’olio di palma, un combustibile verde che si ricava dalle piante. Peccato che per coltivare tali piante si è costretti a privare a tanti contadini la terra con cui si sfamano e vivono. Quindi, quando si parla di green economy, è fondamentale avere ben in testa il contesto in cui ci muoviamo.
  • Farmaci: spesso le aziende private e le case farmaceutiche finanziano ricerche nelle università e nei CNR per lo sviluppo di nuovi farmaci ad azione rapida e con minori effetti collaterali. Quando poi la ricerca arriva al punto di trovare la molecola adatta allo scopo, vi viene posto un brevetto, rendendo di fatto quella scoperta indisponibile a chi volesse sviluppare nuovi studi (anche quelli sulla sicurezza del farmaco). Sono sempre di più i casi in cui, per alcune malattie, la ricerca, in virtù del sistema dei brevetti, non è in grado di produrre farmaci a costi accessibili alle fasce meno abbienti.

    Alla faccia della Sanità per tutti.

  • Ricerca di cure per le malattie rare: le ricerche per malattie rare come la sclerosi laterale amiotrofica, il morbo di Crohn e tantissime altre non vengono sviluppate perchè la vendita di farmaci e di terapie agli ospedali e ai singoli malati di queste patologie non sarebbe redditizia come invece lo è la vendita di vaccini anti-influenzali. Questo fatto si commenta da solo.

  • Vaccini. Il vaccino è una delle conquiste fondamentali della medicina moderna. Oggi però per quali vaccini si finanzia maggiormente la ricerca?

    Ogni anno intorno all’inizio dell’inverno parte la campagna: VACCINIAMOCI TUTTI contro l’influenza! L’influenza invernale di origine virale è la patologia più diffusa al mondo dall’alba dei tempi, e da quando esistono i saponi e gli antinfiammatori non è mai morto nessuno di raffreddore. Al di là dello spauracchio dell’aviaria, della SARS, dell H1N1, che di fatto sono virus che non hanno generato pandemie (l’ultima nel 1919 : il primo contagio umano del virus H1N1 produsse più morti della peste del 1300) a differenza di quanto diffuso da media e case farmaceutiche, è spesso inutile vaccinarsi, anzi dannoso per le difese immunitarie, che vengono annaulmente iperstimolate. E’ palese l’intento delle case farmaceutiche di trovare enormi profitti, giocando sull’ignoranza e la paura delle persone, sviluppando vaccini antinfluenzali.

  • Ricerca militare: Se c’è una ricerca che non conosce tagli o disinteressamento dei governi è proprio quella militare i cui risultati si quantificano in enormi profitti, strumenti di controllo sempre più efficaci e morti lasciati sul campo. Esemplare è il caso di Israele, uno stato basato sull’economia di guerra. Israele infatti, è uno dei principali esportatori di armi, giubbotti antiproiettili, mezzi di controllo (il filo spinato che circonda il cantiere Tav in Val di Susa è Made in Israel) in quanto la ricerca improntata alla realizzazione di strumenti di morte sempre più efficaci è estremamente remunerativa. Gli effetti di tale ricerche li vive il popolo palestinese tutti i giorni, considerati alla stregua di manichini per provare gli ultimi giocattoli mortali. Il fosforo bianco ad esempio, è un’arma studiata e progettata nei laboratori dell’istituto Weizmann di Tel Aviv e causa negli sfortunati bersagli delle gravissime ustioni. Vale la solita formula “conta solo il profitto, non conta quanto grande, con ogni mezzo necessario”

In base a quanto detto riteniamo che l’unico modo per fare si che la scienza e tutto il suo portato di innovazione e tecnologia possa divenire appannaggio della collettività, sia superare il modo di produzione capitalista e lo sfruttamento su cui esso si fonda. Sebbene possa sembrare un obiettivo troppo lontano, è necessario iniziare già da ora ad informarsi, studiare in maniera critica le materie che ci propinano tutti i giorni, cercando di sviluppare una cultura ed una coscienza critica della realtà che ci circonda; tale coscienza deve poi riflettersi nelle scelte che noi tutti compiamo nel corso della nostra vita. Tutto questo iniziando ad essere protagonisti della nostra vita lavorativa e studentesca, comprendendo che le scelte economiche e politiche che subiamo ogni giorno, dipendono anche da noi se continuiamo ad accettarle cosi come sono.

PER LA SCIENZA E LA RICERCA LIBERE DALLE LOGICHE DEL PROFITTO!

UN SISTEMA DIVERSO E’ NECESSARIO! COMINCIAMO A CREDERCI!

 

  1. #1 di Monsieur en rouge il 28/12/2012 - 13:16

    Complimenti ragazzi/e per questa attenta analisi. Vorrei aggiungere che l’origine militare delle tecnologie riguarda addirittura anche la produzione agricola moderna: dopo la seconda guerra mondiale il capitale fece in modo di non disperdere il potenziale industriale del settore bellico, convertendo i carri armati in trattori o altre macchine agricole e le armi chimiche in pesticidi e fertilizzanti. Questo processo ha anche una forte connotazione simbolica, perché riflette più o meno consapevolmente il ruolo che l’uomo occidentale si attribuisce in relazione alla realtà, ai territori, ai beni comuni: un ruolo di sfruttatore coinvolto in una vera e propria guerra con la natura.

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