#10GEN: IL TIROCINIO VA RETRIBUITO! H14 PRESIDIO SOTTO LA REGIONE


10 GENNAIO 2014 ORE 14 PIAZZA DUOMO

PRESIDIO DEGLI STUDENTI DI SC. INFERMIERISTICHE

TIROCINIO OBBLIGATORIO E NON RETRIBUITO?

NO GRAZIE!

 

Nel momento stesso in cui iniziamo a frequentare un corso di laurea ci accorgiamo come sistematicamente la nostra vita si trasformi in un percorso ad ostacoli. Sebbene questo valga per qualsiasi studente, per chi frequenta corsi di laurea professionalizzanti (scienze infermieristiche, biotecnologie, ostetricia, fisioterapia, tecnica di laboratorio, CTF, tecnica di radiologia, logopedia etc.) tutto è molto più chiaro.

 

Immersi fino al collo tra esami propedeutici, tirocini non pagati, lezioni, laboratori, seminari, tesi ed esami di stato, è sempre più difficile, oltre a costruire autonomamente una formazione critica e consapevole rispetto alle applicazioni teniche e pratiche di ciò che studiamo, ritagliarsi un“tempo di vita” atto allo sviluppo dell’individuo nelle sue aspirazioni e dei suoi bisogni in relazione alla collettività nella quale vive, ma con la quale è sempre più difficile interagire.

 

Marx la chiamava alienazione, e non esiste termine migliore per definire quanto detto.

 

Nello specifico:

 

Il tirocinio è l’isituto principale tramite il quale si perpetra lo sfruttamento di una forza lavoro studentesca a costo zero (per legge non è possibile farsi assegnare i CFU del tirocinio per una prestazione lavorativa retribuita). Anche se, in casi particolarissimi (vedi assegni per tirocinio professionalizzante per gli studenti di scienze infermieristiche), in cui il tirocinio viene “retribuito” (in base sempre a criteri classisiti di “merito” e “produttività”), ad oggi anche questo viene messo in dubbio, dimostrando la necessità in questa fase di crisi strutturale del capitalismo di avere forza lavoro ricattabile con sempre meno salario e sempre meno diritti.

 

Nonstante sia fondamentale il ruolo del tirocinio per l’acquisizione “sul campo”delle competenze tecniche necessarie per la professione, è sicuramente dubbio il modo in cui vengono svolti. Infatti assai spesso chi affronta tirocini e laboratori tecnici, si trova a dover sopperire alle mancanze di personale nelle strutture sanitarie e di ricerca, tappando i “buchi” e non avendo in fondo alla carriera sviluppato una visione completa ed autonoma sull’approccio tecnico ed etico alla professione. Capita al III anno di scienze infermieristiche di non aver ancora appreso gli obiettivi formativi minimi.

 

Tutto questo secondo la logica che sta dietro all’impostazione generale della carriera universitaria: abituare gli studenti all’alienzazione e alla dequalificazione delle competenze, rendendoci già da ora un mansueto esercito di riserva ricattabile e ipersfruttato.

 

Nonostante questo, il futuro lavortivo, sia in continuità con quanto studiato all’università che non, non è roseo: disoccupazione, contratti di prestazione occasionale, contratti a progetto, lavoro nero, stage post laurea non retribuiti o poco retribuiti, senza versamento di contibuti, senza diritti sulla sicurezza nel luogo di lavoro etc. sono solo alcuni esempi di quello che nella migliore delle ipotesi sarà (se già non lo è) il futuro della maggior parte degli studenti e dei giovani in generale.

 

Per quanto riguarda le professioni dell’area sanitaria (in cui il 30% dei lavoratori già adesso è rappresentata da precari con vari contratti flessibilizzanti e da stagisti, fonte cgil-sanità) le cose stanno peggiorando ulteriormente: blocco del turn-over (su 3 in pensione 1 assunzione) e della retribuzione (stipendi da fame per i neo assunti, quasi mai a tempo determinato o indeterminato), volontà di introdurre,da parte dell’azienda sanitaria,un nuovo orario per i turnisti (ciascun turno durerà otto ore ,eliminando un giorno di riposo).

 

Le riforme degli ultimi 20 anni, dall’istituzione del sistema universitario 3+2+n (comprendendo master, dottorati etc.), passando per il processo di Bologna e la riforma Tremonti Gelmini, fino al “pacchetto Profumo”, non hanno fatto altro che applicare il modello produttivo aziendale all’università.

 

L’interiorizzazione del criterio di produttività ha causato un abbassamento del livello qualitativo degli studi universitari, avendo posto lo studente di fronte a ritmi di studio quasi insostenibili. La logica (di mercato) che c’è dietro è quella de “il tempo è denaro”: non importa la qualità dello studio, ma la mera quantità. Tale sapere parcellizzato trova spinta all’approfondimento solo in direzione di una qualità prettamente funzionale agli interessi dei privati: tirocinanti non retribuiti e/o sottopagati lavorano soprattutto in quei settori ritenuti più redditizi.

 

Tutto questo si inserisce nella pervasiva propaganda sulla “meritocrazia”: in base al voto e al numero di crediti accumulati in un anno, si seleziona gli studenti “meritevoli” mettendo ogni studente in competizione con il prossimo nella conquista di voti alti e quindi nell’accesso ai “tirocini giusti”.

 

L’università-azienda si struttura pertanto come un laureificio in grado di riprodurre ideologicamente la cultura dominante, di rilanciare soltanto i settori scientifico tecnologici ritenuti produttivi e di “sfornare” forza lavoro obbediente, precaria e ricattabile.

 

E’ necessario quindi riportare nell’università quelle che sono le nostre esigenze e le nostre rivendicazioni, sviluppando legami di solidarietà che ci permettano di resistere all’offensiva e alla repressione di questo sistema.

 

Rivendichiamo un ruolo sociale dell’università, di emancipazione e di innalzamento culturale dell’individuo e della collettività: ben consci che nel capitalismo questo non ci verrà mai concesso.

 

I DIRITTI NON SI MERITANO SI CONQUISTANO!

IL TIROCINIO S’ SFRUTTAMENTO NON RETRIBUITO: OPPONIAMOCI!

PER UN’UNIVERSTITA’ E UN LAVORO LIBERI DALLE LOGICHE DEL PROFITTO!

COLLETTIVO SCIENTIFICO AUTORGANIZZATO

COLLETTIVO POLITICO SCIENZE POLITICHE

 

 

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